Angelo Veronesi al congresso federale a Firenze
Il segretario cittadino della Lega Lombarda di Saronno Angelo Veronesi è stato eletto come delegato federale della Lega Lombarda al congresso federale della Lega per Salvini Premier che si terrà sabato 5 e domenica 6 aprile 2025 a Firenze.
Il delegato federale Angelo Veronesi è convinto che è necessario ripartire dalla nostra storia per capire chi siamo e dove vogliamo andare.
La storia della Lega parte da Bossi e dal suo primo incontro, nel 1979, con Bruno Salvadori, leader dell’Union Valdotaine, un movimento politico che partecipò anche alla Resistenza insieme ad altri federalisti ed autonomisti.
La Dichiarazione di Chivasso del 1943, dove autonomisti padano alpini come Emile Chanoux, scrivevano a chiare lettere che la dittatura trovò nel regime centralista la base su sui appoggiarsi. La nuova repubblica si sarebbe dovuta fondare sul federalismo, per allontanare qualsiasi nuovo rigurgito nazionalista e dittatoriale.
La Lega nacque dalla rivendicazione di una sovranità popolare, come concetto pre-esistente a quella dello Stato Nazione.
Da qui parte una critica sempre più pressante contro il Centralismo, la Burocrazia, la Partitocrazia e le clientele.
La Lega, al contrario degli altri partiti, non usa un linguaggio filosofico per spiegare i propri scopi, ma la semplicità e la chiarezza dei concetti. Il linguaggio schietto non deve trarre in inganno. La Lega è la pancia del popolo, ma anche la testa. La testa della Lega era salda a principi legati alla dottrina politica giusnaturalista e federalista di Carlo Cattaneo.
Il giusnaturalismo nasce nel 16° secolo in contrapposizione ai giuristi francesi che avevano invece come scopo quello di giustificare l’esistenza della monarchia francese.
In questo periodo iniziò la battaglia tra chi voleva legare il concetto di sovranità al popolo e alle comunità locali, come Johannes Althusius e chi invece voleva creare una personalità giuridica fittizzia per giustificare una Monarchia statale che aveva lo scopo di diventare assoluta. Due concetti diversi e contrapposti.
In questo periodo storico nacque il concetto di Stato quale noi l’abbiamo conosciuto.
La sovranità reale venne tolta al popolo e data allo Stato.
Allo Stato venne data personalità giuridica, venne idealizzato e gli venne pure dato uno scopo.
Nacquero così i nazionalismi: lo Stato doveva avere come scopo l’unità e l’inviolabilità dei sacri confini.
Nacquero così le ideologie politiche del 19° secolo che hanno portato a due guerre mondiali.
Uno Stato che giustificava la propria esistenza con lo scopo di cambiare le persone, migliorandole.
Per i partiti Nazi Fascisti del ventennio lo Stato avrebbe dovuto portare alla nascita del vero italiano o del vero tedesco, mentre per i partiti comunisti lo Stato avrebbe dovuto cambiare il modo di vivere delle persone.
Chi non era d’accordo era definito nemico da eliminare, perché veniva visto come contrario al bene pubblico, impersonificato dal benessere dello Stato.
Lo scopo era sempre quello di migliorare la gente o etnicamente, o politicamente.
Oggi questo concetto di Stato porta alcuni estremisti religiosi ad attribuirgli addirittura una funzione religiosa: lo Stato diventa il guardiano della rivoluzione islamica, con lo scopo di creare il vero musulmano. Chi non è d’accordo deve essere eliminato.
Il concetto di Stato, di Nazione e di tutte le ideologie ivi connesse, ha portato fino ad ora a due guerre mondiali, a stermini di popolazioni: gli ebrei perchè non erano veri italiani o veri tedeschi, gli armeni e i curdi perchè non erano veri turchi.
Ha portato ai gulag staliniani e alla deportazione di milioni di persone che la pensavano diversamente.
Ha portato alla guerra tra Iraq e Iran, le cui conseguenze si sentono ancora oggi con la nascita dei vari estremismi religiosi.
Queste cose non succederebbero se si riconoscesse finalmente il diritto naturale dei popoli ad esistere e a governarsi in maniera autonoma.
Tutto sarebbe diverso se finalmente il concetto di diritto dello Stato fosse subordinato a quello del diritto dei popoli.
La ragion di Stato non deve essere superiore alle ragioni della gente.
Per citare Gianfranco Miglio: nessuna legge deve essere superiore alla volontà popolare.
Negli anni ’90 Bossi arriva alla fusione delle tante Leghe regionali parlando al cuore della gente, risvegliando le coscienze alla politica.
I partiti al potere iniziano a fare la caricatura dei leghisti rappresentandoli come rozzi, incivili e razzisti. Bossi e la Lega passano al contrattacco proponendo l’evangelizzazione del popolo: la partecipazione attiva alla vita politica.
Era fondamentale far capire al popolo che prima di essere di sinistra o di destra, siamo cittadini del nostro territorio e dobbiamo fare gli interessi della nostra gente.
Si prosegue con le prime vittorie che portano molti comuni cittadini lombardi, a digiuno di politica, ad entrare nelle file della Lega. Il leghista non vuole più delegare questa importante funzione a coloro che fanno solamente l’interesse di partito per guadagnare dei favori personali o delle prebende.
La Lega fondava la propria azione lontano dalle ideologie di destra e sinistra, lontano dai nazionalismi e sempre a favore della libertà e dei diritti dei popoli.
Questa era da sempre la nostra linea guida.
La Lega criticava lo Stato Nazione, che colpisce gli interessi dei territori, sfruttando il loro lavoro e tartassando. I cittadini non vedono i frutti del proprio lavoro re-investiti sul territorio, ma usati per arricchire pochi clientelarismi partitici. L’interesse dello Stato e del bene pubblico, vengono sbandierati per esorcizzare chi grida all’ingiustizia.
Il fallimento della bicamerale nel 1994-95 e di ogni possibile riforma in tempi brevi, vede la nascita dell’ipotesi indipendentista. Si arriva alla Dichiarazione d’Indipendenza della Federazione Padana nel 1996.
La Lega è stata poi capace di esercitare un duplice ruolo nel corso del tempo.
Una Lega di Governo e d’opposizione, che si schiera sempre a favore del popolo e degli Enti Locali.
Il popolo ha votato per la Lega perché vuole raggiungere quella pace sociale, sinonimo di benessere, che vige solamente in quei paesi realmente democratici e federali come la Svizzera.
Il cittadino comune è stanco di vedere i politici litigare per ideologie morte e sepolte dalla storia, quando i problemi della gente normale sono altri.
Bisogna far rinascere le coscienze, riattivando, attraverso il federalismo, la partecipazione attiva di tutto il popolo alla vita politica.
Il regime centralista ha voluto svilire le nostre Comunità Locali, ha voluto togliere la responsabilità al popolo, concentrandola nelle mani dello Stato.
Il Federalismo è un mezzo per riformare il paese e riaffidare il potere nelle mani della gente normale.
La partecipazione svolge un ruolo primario per riattivare il nostro tessuto sociale e la responsabilità civica.
La possibilità, ad esempio, di istituire corpi di volontariato per la sicurezza composti da semplici cittadini va in questo senso di maggiore responsabilizzazione.
Sono contrari solo quei partiti che vedono di mal’occhio tutto ciò che ridà potere al popolo. Sono gli stessi partiti che sono contrari all’elezione diretta dei giudici.
Guarda caso sono gli stessi partiti che partono dal pregiudizio che lo Stato debba detenere il vero potere, che le leggi siano immodificabili ed il popolo sia solamente un suddito da governare.
La Lega vuole trasformare il paese in una moderna democrazia, fondata sul rispetto delle Comunità Locali e sulla responsabilità individuale.
Credo che il Cambiamento venga dalla fiducia nella gente comune. Se vogliamo una democrazia compiuta dobbiamo necessariamente affidare alla gente le redini del comando. Solo così potremo essere fiduciosi che i politici eletti agiscano con senso di responsabilità.
Il Federalismo è una parola che deriva dal latino “foedus” (patto) e che porta in sé l’unica vera idea che può essere base di partenza per riformare il paese nella pace.